LA STORIA
3500 aC Neolitico Medio Superiore |
2000 aC I Fenici |
1400/1300 aC Età media del Bronzo |
800 aC Età del Ferro I Greci |
474 aC I Siracusani |
450 aC Neapolis |
82 aC I Romani |
500 dC I Barbari |
800 dC I Normanni |
900 dC Regno di Napoli |
1500 dC Regno delle due Sicilie |
1860 dC Regno d'Italia |
NEOLITICO MEDIO SUPERIORE
(3500 ca. a.C.)
INSEDIAMENTI ANTICHI
1) Collina Castiglione
2) Baia di San Montano
Collina di Monte Vico
Collina di Mazzola
3) Punta Chiarito
4) Sorgente Nitrodi
5) Località Cilento
6) Cartaromana
(città sommersa)
7) Castello Aragonese
LA STORIA SISMICA DELL'ISOLA
Terremoto del 1881
Terremoto del 1883
LOCALITA' CILENTO E LOCALITA' SAN MICHELE
I FENICI (2000
a.C.)
I primi
visitatori d'Ischia Confortati dall'autorevole voce del Pontano, del Sanchez, del
Mazzocchi, del Vargas ed altri, si crede che furono i Fenici i primi visitatori
dell'Italia selvaggia. Prima ancora dei Greci, navigando per il Mediterraneo, sotto la
guida di Enotte, scoprirono le coste di Pitecusa (Ischia). In Pitecusa piantarono la prima
colonia, perchè l'isola era la più vasta incontrata nel mar Tirreno ed era adatta alla
navigazione ed al commercio a causa della sua posizione e delle sue spiagge.
LA MEDIA ETA' DEL BRONZO (1400-1300 a.C.)
LA COLLINA DEL CASTIGLIONE
La collina del Castiglione a Casamicciola d'Ischia mostra ancora
oggi scoscesi pendii che la rendono una fortezza quasi inespugnabile; la presenza di una
fonte termale oggi sommersa a causa del bradisismo e la disponibilità di depositi di
argilla figulina hanno certamente costituito ulteriori validi incentivi alla presenza di
un insediamento umano, quale quello posto in luce negli anni 1936-37 dai saggi di scavo
che G.Buchner effettuò sulla collina. Anche se i saggi hanno avuto un'estensione molto
limitata, essi hanno tuttavia portato al recupero di ingenti scarichi di materiale
ceramico, gettato ai piedi della rupe dalla sommità del pianoro che ospitava le capanne,
materiale inquadrabile nella fase più evoluta del Bronzo medio, cioè la facies
appenninica propriamente detta. Con la cenere dei focolari ed i rifiuti dei pasti, è
stato recuperato numeroso materiale ceramico di impasto (scodelle e tazze del tipo con
profilo carenato ed anse verticali a profilo concavo o a margini rilevati con foro
triangolare o raramente rotondo) e ceramica incisa. Va inoltre segnalato il rinvenimento
di tre frammenti ceramici micenei databili al Miceneo III A che hanno
costituito, all'epoca della scoperta, le prime tracce sul versante tirrenico della
presenza umana, sino ad allora testimoniate solo nella Puglie e le prime testimonianze
dell'esistenza di scambi commerciali con il mondo egeo, gia secoli prima della
colonizzazione greca. Ora che tanti altri scavi fortuiti o programmati come ad es. quelli
effettuati da questa Soprintendenza sull'isolotto flegreo di Vivara hanno portato alla
luce molto altro materiale di importazione egeo micenea, sarebbe auspicabile una ripresa
degli studi preistorici sulla isola d'Ischia, che senza dubbio deve aver giocato un ruolo
non marginale (e certo più rilevante che la vicina Vivara) nel lungo cammino che i
Micenei prima e gli Eubei poi hanno percorso sino alla costa del golfo di Napoli.
L' ETA' DEL FERRO
PREELLENICA (Prima metà del VIII secolo a.C.)
Mentre
i villaggi dell'Età del Bronzo ubicati nel territorio di Lacco Ameno sono stati
abbandonati, sulle colline del Castiglione la vita è continuata anche durante l'Età del
Ferro, prima dell'arrivo dei coloni greci.
I GRECI -
Isola di PITHECUSAE - (Seconda metà del VIII secolo a.C. - 770a.c.)
MONTEVICO E LA
COLLINA DI MEZZAVIA
Tito Livio scrive
che i Calcidesi si stabilirono sull'isola di Pithecusae (in greco Pithekoussai) prima ancora
che fondassero Cuma. Infatti tutti i ritrovamenti archeologici a Monte
Vico, la collina
Mezzavia e della sottostante vallata stanno a testimoniare che in quel luogo fu piantata
una sede sicura che costituì il punto principale per il contatto dei greci con l'Italia
centrale e la via di tutti i commerci metalliferi. Ciò avveniva dall'XI fino all'VIII
secolo avanti Cristo e dimostra che i greci prima di fondare sia Cuma che Napoli, usarono
Pithecussaj, come un emporio internazionale dove convergevano i traffici del Mediterraneo.
Sulla
rocca di Monte Vico, a Lacco Ameno, posero l'acropoli coi suoi templi a dominio e
protezione dell'approdo sottostante; sulla collina di Mazzola e giu fino alla spiaggia
collocarono le case, i magazzini, i laboratori dei loro fabbri; nella baia di San Montano
collocarono i loro morti. Gli scavi del grande archeologo Giorgio Buchner hanno dato luce
ad oltre mille tombe, con vasi sigilli, scarabei, oggetti dalla Siria, dalla Palestina,
dall'Attica, da Corinto, da Rodi e dall'Etruria. Dal secolo Vlll sino al VI secolo avanti
Cristo fu il periodo più lungo che Lacco Ameno tenne rapporti con l'Egitto. Infatti nella
città sepolta di S. Montano, oggi portata alla luce dall'illustre Studioso Giorgio
Buchner, si è addirittura trovata una collezione intera di scarabei inneggianti al dio
AMUN. Si è constatato che provenivano tutti dalla regione del Delta del Nilo (terra d'
Egitto). Insieme al trasporto della frutta secca, dell'olio, del vino, venivano
trasportati con i gran vascelli a vela anche si, stoffe preziose, ed oggetti personali con
statue di divinità che s'adorarono. Su di uno scarabeo sacro di pietra scolpita
finemente, è stato trovato scritto il prenome del Faraone BOCCORIS, sovrano che regnò in
Egitto dal 720 al 715 a.C.
Coppa di Nestore
Coppa del Naufragio
GLI
SCAVI DI PUNTA CHIARITO
E'
del 1994/97 la scoperta archeologica più interessante. Da una frana in zona Punta
Chiarito (Forio) sono emerse alcune anfore. Dagli scavi è stata ritrovata una casa greca
costruita nel VIII secolo a.C. (l'insediamento dovrebbe aver avuto inizio tra il 750 ed il
730 a.C.), coperta da un'eruzione del vulcano di Panza, ricostruita, ed ancora distrutta
da una frana di fango, sepolta con tutte le suppellettili di casa. Questo scavo è stato
definito unico, dei Greci ci sono molti ritrovamenti di tombe e santuari ma non si era mai
trovata un'abitazione intatta. La capanna è stata ricostruita nel Museo con le stesse
pietre dello scavo, col suo focolare dove venivano cucinati cibi a base di pesce, coi pali
che sostenevano il tetto, con le anfore e gli orci della dispensa.
Trovati anche strumenti di lavoro quali: ami (grandi per i tonni) e
piombi per le lenze e per le reti, roncole e zappe per la vigna, il corno di cervo per
fare manici dei coltelli, il piccone per scavare il tufo, la lancia e la spada per la
guerra, perfino un po di grumi di bronzo fuso che serviva da soldi quando ancora non era
stata inventata la moneta. Gli utensili delle donne: i vasi da cucina, le anfore per
l'acqua, le molle per la brace, i pesi del telaio, trovati li proprio accanto al focolare.
Sono state ritrovate cose che di solito vengono attribuite ai ricchi: i flaconi dei
profumi, il calderone di bronzo etrusco, il cratere spartano, l'anfora dipinta di Corinto,
le coppe della Ionia.
I SIRACUSANI
ANNO 474 AVANTI CRISTO. ARRIVA GERONE, RE DI SIRACUSA.
La fondazione di Cuma ed il suo rapido sviluppo
suscitò le ire degli Etruschi dell'Italia centrale, e, quelle dei Fenici che avevano
fondato in Africa la città di Cartagine. Per battere Cuma, gli Etruschi si allearono
con i Cartaginesi. I cumani spaventati chiamarono in loro aiuto nell'anno 474, Gerone, re
di Siracusa. In una tremenda battaglia navale che si svolse nelle acque tra Ischia e Cuma,
Gerone sbaragliò i nemici. I Cumani in riconoscenza gli regalarono Ischia. Pindaro, il
grande poeta e scrittore, nei suoi versi decantò la grande vittoria di Gerone che divenne
Signore d'Ischia, dominando i mari del golfo di Napoli e Gaeta. Così nacque sull'isola
una colonia siracusana. Essa ebbe vita breve perchè dopo pochi anni i siracusani
abbandonarono Ischia a causa di terremoti ed eruzioni.
Il periodo dei NAPOLETANI (IV secolo a.C.)
Tra il 450 ed il 420 circa a.C. la Campania fu occupata dalle
popolazioni sabelliche provenienti dall'Appennino abruzzese-molisano. Intorno al 420 a.C.
anche Cuma cadde nelle loro mani e divenne una città osca. Soltanto Neapolis si salvò
dagli invasori. Pithaecusae, come racconta Strabone fu occupata dai Napoletani. L'isola
restò sotto il dominio di Neapolis fino all'82 a.C.. Nell'82 a.C. Neapolis schierata
nella guerra civile contro Silla, venne presa dalle truppe del dittatore vittorioso e
l'isola assoggettata al dominio diretto di Roma.
Il periodo dei ROMANI - Isola di AENARIA
Silla aveva modo di odiare i Pithecusani che pochi anni prima, nell'88
a.C., avevano prestato ospitale rifugio al suo acerrimo rivale Caio Mario e ai suoi
seguaci perseguitati, che ad Ischia si riunirono ed a Ischia ebbero gli aiuti necessari
per proseguire la loro fuga in Africa. E' possibile che il dittatore, venuto in possesso
di Ischia, vi abbia esercitato una feroce vendetta distruggendo, come in altri casi
analoghi, la città e vietandone la ricostruzione.
Durante il periodo romano l'isola fu flagellata da numerose eruzioni
vulcaniche, oltre che a terremoti e frane. Come indicano le numerose tombe romane con
corredo assai povero il principale centro abitativo dell'isola, che in età romana porta
il nome di AENARIA è individuabile nel territorio di Lacco Ameno, anche se non più su
Monte Vico, almeno fino al V secolo d.C.
LOCALITA' CARTA ROMANA
Sono numerosi anche i reperti dello scavo subacqueo effettuato sui
fondali antistanti gli scogli di S.Anna, che si trovano tra la spiaggia di Carta Romana e
l'isolotto del Castello. Qui si sono scoperti i resti di una fonderia di piombo e stagno,
oggi sommersa ad una profondità tra i 5 ed i 7 metri sotto il livello del mare a causa
del bradisisma. La ceramica più antica recuperata con lo scavo è del III e II sec. a.C.
. Numerose anche sono le ancore recuperate nei fondali di Ischia e Procida del periodo che
va dal II sec a.C. al IV sec. d.C.
LOCALITA' SORGENTE DI NITRODI
Anche se mancano resti di edifici termali, le sorgenti termali
dell'isola erano ben note agli antichi. Strabone, Plinio, Strazio, Ovidio ed il medico del
V sec. d.C. Celio Aureliano ricordano le loro virtù terapeutiche. Presso la sorgente di
Nitrodi sono stati trovati numerosi rilievi votivi in marmo di piccole dimensioni per lo
più raffiguranti Apollo con varie Ninfe.
L' IMPERATORE MARCO AURELIO
Riferendosi al lago che era il porto di Ischia, Marco Aurelio nato il 121
d.c. e morto nel 180 d.c. (Imperatore nel 161 con il nome di Marco Elio Aurelio Vero Cesare) in un compito
("immagini") assegnatogli dal suo maestro Cornelio Frontone nel 140 d.c. (durante il regno dell'imperatore
Antonino Pio) scrisse: "Quando tu riposi e fai
ciò che
giova alla tua salute, mi dai conforto. Passa il tempo serenamente e tranquillamente, ecco
dunque come la penso: hai fatto bene a curarti il braccio. Anch'io, oggi, ho fatto
qualcosa a letto dalle tredici: infatti, ho svolto quasi dieci immagini. Per la nona ti
prendo come alleato ed assistente, perché mi è stato piuttosto difficile portarla
avanti. Il tema è questo: All'interno dell'isola Aenaria
c'è un lago. In quel lago c'è un'altra isola e anche quella è abitata". Questo è
lo spunto per la mia immagine. Addio, anima dolcissima. La mia signora ti saluta". Il suo maestro Cornelio Frontone gli rispose di abbinare il testo
scritto alla sua vita all'ombra del padre "Come l'isola
Aenaria sopporta la violenza delle burrasche e dei pirati, e protegge al suo interno
un'altra isola che gode di tutti i benefici che una terra trae dall'essere bagnata dalle
onde senza però correre i relativi pericoli, così l'imperatore Antonino Pio tutto il
peso dell'impero e protegge Marco Aurelio, partecipe della sua dignità e delle sue
glorie, ma non delle sue preoccupazioni e delle sue fatiche..." Gli suggerisce anche di usare questo testo nel discorso che doveva tenere
davanti al Senato romano.
DIVINITA' ADORATE DAGLI ANTICHI ISCHITANI
Le grandi divinità adorate dagli antichi ischitani furono: Apollo,
Demetra e Zeus. Queste divinità erano adorate anche dai Cumani. Nell'isola dell'eterna
giovinezza però il primo posto spetta ad Eros, il dio greco dell'amore (detto in latino
Amore Cupido) e ad Aristeo, mitico figlio di Apollo, vene adorato dagli agricoltori ai
quali, tra le altre arti, insegnò quella di lavorare il vino. Di Eros, figlio di
Afrodite, sono state trovate negli scavi di S. Restituta e sul Monte Vico diverse
statuine: un giovinetto munito di frecce, alato, nudo in atto di spingere all'amore. Di
Aristeo, è stata trovata a Lacco Ameno una base di pietra dura con la scritta greca:
"Meglache figlio di Lucio - di Roma - ad Aristeo". Da quanto esposto si deduce
la tendenza degli ischitani per gli amori erotici e per il buon vino.
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